mercoledì 2 settembre 2009

La piana del Cerchio

Il vento sibilava tra le fronde degli alti alberi, freddo. Era una giornata scura e nuvolosa, plumbea con il suo sentore di pioggia onnipresente.
Camminai fino alla zona proibita e seppi di essere nei territori riservati al Cerchio dai contrassegni sospesi ad alcuni rari rami e dai simboli incisi sui tronchi. La magia era così forte in questi luoghi da essere quasi palpabile.
Halo si fece più visibile, mentre le lame erano ritratte al massimo, quasi impercettibili sotto la pelle. Mi sentivo pervadere da una forza salda e decisa, generata dall'unione dell'energia della donna misteriosa con la mia.
Quando giunsi in prossimità della radura scorsi gli anziani che mi attendevano. Al centro del vasto prato c'erano cerchi concentrici di pietra bianca e levigata, che avevano funzione di amplificatori energetici. Salutai con rispetto i presenti e mi accinsi ad ascoltare ciò che avevano deciso riguardo il mio incarico sul piano materiale.

"Nonostante la grave mancanza dell'altro giorno, abbiamo deciso che il tuo incarico sul piano materiale debba essere mantenuto"
Sorrisi. Avrei voluto nascondere meglio la gioia che questa notizia mi dava, ma non ne fui capace. Ringraziai.
"Non è per accontentare i tuoi desideri che abbiamo preso questa decisione, bensì per favorire Amyst. Abbiamo tenuto conto anche della ferma opposizione che Turisas manterrà a tale decisione, e speriamo vorrai considerarla anche tu, per evitare in futuro avvenimenti come l'ultimo"
Risposi che capivo e assicurai che non si sarebbe più ripetuto nulla di simile. Con l'energia nuova che mi scorreva dentro, ogni cosa appariva diversa, più semplice, più gestibile. Sapevo che sarebbe stata una facilità passeggera, ma questo non mi impediva di apprezzarla.
Un tuono rombò lontano. Sollevai il viso e ricevetti le prime gocce di pioggia sulla pelle, ad occhi chiusi.
Mi sentivo come mai prima d'ora, un essere completamente nuovo.

I sigilli

Delicatamente, sentivo le sue mani scivolarmi sul collo.
Era arrivata alle mie spalle con passo leggero ed aveva iniziato a sfiorarmi con dita eteree, desiderabili, che ad ogni tocco aumentavano il bisogno del successivo. Non erano massaggi e non erano neppure carezze: era semplicemente il continuo, prolungato e bellissimo toccarsi della pelle.
Ci trovavamo nella stanza piccola e priva di finestre dove Hebe aveva stabilito la mia connessione con il piano materiale pochi giorni prima. Non ero in grado di ricordare come fossimo arrivati lì, mi sentivo come sotto l'effetto di un qualche narcotico.
Ad ogni suo respiro mi raggiungeva un brivido come un sospiro, caldo e intenso, che mi correva lungo la schiena e sembrava entrarmi dentro, a fondo, fino al centro del petto. Il punto energetico sotto lo sterno mi bruciava di un fuoco continuo, saldo, forte. Il resto del corpo invece, lo sentivo debole e freddo, stanco e bisognoso di sonno.

Sapevo che non era lei.
Anche la donna che avrebbe potuto fare ciò che questa faceva, ma sapevo che non era lei, non avrei potuto confondere il suo tocco con nessun altro. Tuttavia lasciavo che questa donna continuasse la sua strana magia, che mi scaldasse i punti più ricettivi stimolandoli con i suoi sospiri, lentamente.
Sempre senza potermi voltare, la sentii tracciarmi dei segni sulla pelle, come sigilli in un rito sconosciuto.
Il primo sigillo fu tracciato sull'addome, appena sopra la cintura. Ad occhi chiusi vidi accendersi una luce arancione dietro le palpebre e penetrarmi all'interno. Il secondo sigillo mutò la luce in rosso e mi fu tracciato sullo sterno. Mi scossero i brividi, ma subito le sue mani passarono a disegnare un sigillo nuovo sulla gola, che colorò la mia visuale di viola e azzurro. Infine un sigillo giallo mi fu tracciato tra gli occhi ed uno di colore bianco alla sommità del capo.

Le sue mani si staccarono da me e immediatamente Halo si fece più stretto e caldo, accendendosi.
Aprii gli occhi ma non potevo vedere nulla, probabilmente ogni luce era stata spenta. Gli occhi della mente mi mostravano invece immagini del mio corpo inondato di verde all'altezza dei polmoni, luccicante di blu sulle palme delle mani e sui piedi, per poi illuminarlo interamente di un'opalescenza priva di colori definiti e abbagliante.
Hebe mi sussurrò che ora potevo raggiungere la piana del Cerchio, nella zona sacra della foresta dove gli anziani mi aspettavano. Così, sempre senza voltarmi ad osservare chi fosse la donna che con il suo rito mi aveva sfiorato il corpo in quel modo, feci per allontanarmi.
Ma nel buio sentii la porta che si chiudeva alle spalle di Hebe e mi resi conto che eravamo rimasti soli, io e la donna sconosciuta. Lei mi posò le mani sulle spalle e mi voltò. La ascoltai respirare. Senza più contatto, sentivo la sua presenza a pochi centimetri da me, il suo magnetismo, l'energia che le turbinava intorno.
Era potente, incredibilmente potente. Un tempo avrei desiderato il suo sangue, ora tutto ciò a cui potevo pensare era l'insieme straordinario di sensazioni che la vicinanza a un'energia tanto forte scatenava.
"Chiama i tuoi demoni", disse con voce misurata ma che conteneva una nota metallica. "Non posso unirmi a te, ma devi assorbire parte della mia energia perchè il rito si concluda. Quindi chiama i tuoi demoni"

Fu facile.
Li sentii emergere dalle ombre che ci circondavano e prendere corpo intorno a lei, assorbire la sua energia ed intrappolarla nel loro vortice per poi avvicinarsi a me ammantati d'essa.
In pochi secondi fui in balia delle loro carezze, delle bocche infuocate che possedevano, dei denti con cui mi graffiavano la pelle e dei baci con cui mi guarivano. E sopra a tutto, come un lenzuolo immenso ed un'aura onnipresente, pulsavanole vibrazioni potentissime e della sconosciuta, che cono ogni attimo di piacere attraverso i demoni mi veniva trasmessa sempre più a fondo, fino ad essere in ogni mia fibra e in ogni mio respiro.
Lasciai che i lampi di luce e buio si susseguissero e si fondessero, lasciandomi scivolare fuori e dentro l'anima come molte volte avevo fatto, fino a che tutto per alcuni minuti ebbe lo stesso colore senza nome e fu avvolto dallo stesso completo silenzio.
Quando ancora ansimante riaprii gli occhi e seguendo una flebilissima luce raggiunsi l'uscita, sia i demoni che la donna se ne erano andati.

martedì 1 settembre 2009

(Inciso: Passato)

La giornata era limpida, il sole accecante nel cielo immacolato. Il rumore del mare arrivava forte attraverso l'aria carica del suo profumo, dal fondo della scogliera fino alla sua cima, dove si poteva scorgere appollaiata la sagoma di Ylai.
Nero su bianco, il suo profilo si stagliava contro la roccia più alta, coronato di qualche piuma di corvo che lenta cadeva nel vento, planando placida verso i flutti.
Dal giorno del litigio con Turisas, il consiglio non aveva più emesso comunicazioni nei suoi confronti, lasciando in sospeso anche l'autorizzazione ad aprire il passaggio con il piano materiale che Ylai tanto impazientemente attendeva.

Non avrebbe mai creduto di avvertire tanta nostalgia del piano materiale, ma in fondo si trattava in parte della sua terra d'origine: sebbene suo padre infatti provenisse dal piano mediano, sua madre era per intero originaria del mondo fisico.
Come una donna di un piano avesse potuto incontrare un uomo provenietne da un piano differente e addirittura generarvi un figlio era un fatto piuttosto complesso, che solo in parte alcuni intuivano. Di certo aveva aiutato la particolare propensione della donna verso il fantastico e la sua a volte addirittura patologica incapacità di distinguere le sensazioni e le esperienze fisiche da quelle mentali; di certo era stato fondamentale anche il legame di suo padre con il demone che in parte lo possedeva e aumentava la sua forza ed il suo potere di spostarsi e vedere attraverso i piani; di certo era inoltre stato vitale che la sua nascita attirasse l'interesse di alcuni spregiudicati scienziati che avevano supperito con la tecnica alle mancanze che la follia e la magia non avrebbero potuto colmare. In definitiva, la nascita di Ylai e quella di suo fratello costituivano un piccolo mistero, perfettamente amalgamato ai molti lati che circondavano la sua famiglia agli occhi del mondo.

Si lasciò sfuggire un sospiro impaziente mentre osservava il volo di alcuni uccelli distanti, contro il sole abbagliante. Nei suoi ricordi le giornate di pioggia trascorse nel vecchio piano ormai scomparso erano così tante da rendere sempre un po' estraneo e inquietante il paesaggio spesso luminoso di Amyst. A volte credeva di avere nostalgia del vecchio mondo dove suo padre regnava, delle sue atmosfere cupe, forse anche della sempiterna guerra che lui e gli altri soldati avevano combattuto per anni interminabili. Tutto era molto definito allora, gli obiettivi chiari, gli ordini indiscutibili.
Indiscutibili... Chiuse gli occhi e di colpo vide sfilare dietro le palpebre le immagini del suo tradimento, della disobbedienza clamorosoa che aveva dato una svolta al conflitto e lo aveva fatto esiliare, del confuso periodo di incoscienza che era seguito.
Tornando di colpo a fissare il sole, provò con decisione a scacciare quei ricordi.
Era un'altra epoca, un'altra vita. Un capitolo chiuso.

Ylai si alzo lentamente e rimase in piedi sull'orlo della scogliera qualche istante. Poi voltò le spalle al mare e si allontanò lungo il piccolo sentiero che si inoltrava nel fitto del bosco.