giovedì 27 agosto 2009

Il mio compito

Era ancora notte. Dopo che Vin fu andato via calcolai di avere ancora qualche momento di solitudine prima di recarmi all'incontro con gli ambasciatori e decisi di sfruttarlo per osservare lo spettacolo del cielo notturno, tanto bello da togliere il fiato. Stelle numerosissime si trovavano ovunque; luminose e di ogni grandezza sembravano bucare un manto di seta lavorata, che sfumava dal blu intenso dell'orizzonte fino al viola chiarissimo e lattiginoso della sommità. Un'incredibile concentrazione di vita sembrava raccolta in quel cielo, e mi pareva quasi d'obbligo pensare che ovunque, in quell'immesità di luci e soli lontanissimi, ci dovessere essere qualcuno che osservava affascinato come me l'infinità della notte.

"Uno spettacolo esaltante, non credi?"
Mi volsi di scatto in direzione della voce e scoprii che accanto a me c'era Sadrath. Non lo avevo sentito entrare, anzi mi chiedevo come potesse trovarsi lì, visto che la porta era chiusa e non c'erano altri ingressi. Lui sembrò capire la mia perplessità ma non mi diede spiegazioni, limitandosi a sorriderne.
"Sono qui per parlarti del tuo ruolo", disse poi tornando serio, "si tratta di un argomento importante, che finalmente sei pronto ad ascoltare"
Si riferiva evidentemente alla nuova luce che si era accesa in me e mi rallegrai che il mio gesto, sebbene avventato, avesse sbloccato la situazione di stasi in cui mi trovavo. Avevo avuto fortuna più che abilità, Vin me lo aveva lasciato intuire chiaramente, ma aveva funzionato.
Sadrath tornò a dire:"Come spero tu abbia già avuto modo di comprendere, questo piano sia connesso strettamente ad altri due piani: da un lato quello che viene chiamato 'piano materiale', dall'altro il 'piano etereo'"
Mi tornò alla mente il discorso di Umihan e silenziosamente la ringraziai per avermi trasmesso nozioni che ora mi risultavano indispensabili per comprendere Sadrath.
"Questo piano deve essere rappresentato anche sugli altri, oltre che governato qui. Tu fai parte dei quattro Dyia e come tale devi assumerti uno di questi compiti: il Cerchio ritiene che tu abbia ciò che occorre per rappresentare la nostra gente sul piano materiale, credi di poter accettare questo compito?"

Respirai a fondo.
Conoscevo bene il piano materiale, l'avevo visitato numerose volte ed era connesso al mio elemento in modo forte, inscindibile. L'alchimia, la scienza della trasformazione, è l'espressione più vera di un piano dove il ciclo della vita e della morte è lo scenario ed il motore soggiacente ad ogni esistenza.
"Si", risposi a bassa voce ma senza incertezze, "credo di poter svolgere al meglio questo compito"
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Mentre a me era stata assegnata la rappresentanza sul piano materiale, ad Hebe era stata assegnata quella sul piano etereo. Per occuparsi in modo continuativo di Amyst invece erano stati scelti Vin e Shin.
Tutto questo si accordava alla perfezione con i rispettivi elementi a cui ognuno di noi era legato: l'Alchimia per me era un canale diretto con il piano materiale, così come la Fede rappresentava per Hebe una connessione profonda con il piano spirituale. La Geometria di Shin e la Strategia di Vin erano infine gli elementi più indicati ad assicurare un buon equilibrio ed un'ottima capacità di azione nel nostro piano intermedio.
Il Cerchio, riflettei, aveva disposto in modo saggio le proprie risorse.

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