venerdì 28 agosto 2009

Un sorriso

Solo quando le lame si furono ritratte quasi per intero ebbi di nuovo il coraggio di guardarmi intorno.
I miei amici erano assorti nelle discussioni del consiglio circa la necessità di rafforzare le connessioni al nostro piano provenienti dagli altri; era questa una necessità che avevo ben inteso e che era evidente a tutti, nonostante un gruppo esiguo di oppositori cercasse ancora di dimostrare che Amyst sarebbe stata meglio nell'isolamento che nel caos dei molti legami.

Vagando per la sala, il mio sguardo incrociò quello di una donna bionda, che non avevo mai visto prima; sedeva in uno dei posti riservati agli anziani del Cerchio, vestita interamente di bianco e con un sottile diadema sulla fronte. Mi sorrideva leggermente, con aria gentile.
Poco distante da lei, Turisas taceva con aria soddisfatta, ancora sogghignando per la vittoria di poco prima. Notai che subito dietro di lui c'era un uomo dal volto abbranzato, nascosto quasi interamente dal buio della sala. Halo mi trasmise vibrazioni chiarissime circa la sua provenienza dal piano materiale e anche circa la sua stretta affinità con Turisas. Sembravano forgiati dallo stesso conio.

Quando finalmente l'opposizione fu fatta capitolare e tutti furono concordi, sebbene con differenti gradi di convinzione, nella decisione di rafforzare le connessioni con gli altri piani, il consiglio si sciolse.
La donna che mi aveva sorriso uscì tra i primi; anche i miei amici se ne andarono subito e con un cenno mi fecero intendere che ci saremmo incontrati dopo. Turisas e il suo compagno mi sfilarono davanti con aria di sfida ma non dissero nulla.
Lasciai che la maggior parte delle persone si allontanasse, perchè desideravo farmi notare il meno possibile. Quando la sala fu quasi vuota, uscii anch'io.
Nei giardini circostanti la sala, incastonati come gioielli verdissimi nel candore della roccia sul mare, trovai la donna che prima mi osservava: mi stava aspettando e mi accolse con un sorriso, invitandomi a sedere con lei nel parco.
Sembrava molto giovane per essere un membro del Cerchio, ma sapevo bene che l'età apparente spesso non coincide con quella reale. "Non sentirti in imbarazzo", mi disse; ma io mi sentivo bruciare le guance e non riuscivo a guardarla negli occhi. Senza preavviso allungò le mani verso le mie, ormai tornate normali, e le strinse con delicatezza. Disse: "Tu hai un dono grande, portalo con orgoglio. Se imparerai a usarlo bene sarà di valore inestimabile, diverrà la cosa più preziosa per te."
Il suo gesto mi terrorizzava. Se le lame fossero sfuggite al mio controllo e fossero uscite, cosa le avrei fatto? Provai a ritrarre le mani, ma lei le le trattenne. Le fissai gli occhi in volto implorando che lasciasse la presa e mi accorsi che mi osservava con aria dolce, come se capisse molto bene come mi sentivo e sperasse potessi imparare dai miei errori. Per qualche istante non seppi più cosa pensare; restai a fissarla senza parole anche mentre mi sorrideva di nuovo e mi lasciava, allontanandosi nel folto degli alberi.
Mi resi conto solo in seguito che non conoscevo neppure il suo nome.

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