venerdì 28 agosto 2009

L'apertura del legame

Hebe mi accompagnò in una stanza isolata, arredata da macchinari elettronici di ogni tipo di cui non conoscevo la funzione.
"Sarà sgradevole l'inizio", disse con aria quasi mortificata, "ma una volta stabilita la connessione non dovrebbero più esserci disagi"
Mi fece prendere posto su un tavolo di metallo e mi collegò diversi cavi: nonostante l'operazione nell'insieme desse un'impressione poco rassicurante, pure mi fidavo completamente di Hebe, sapevo che non avrebbe mai fatto qualcosa che potesse nuocermi.
Mi disse di provare a dormire e io chiusi gli occhi: il buio dietro le palpebre era attraversato a sprazzi da immagini fuggevoli, come rischiarato da lampi veloci. Tra un nero e l'altro, appariva una stanza bianca arredata con pochissimi mobili, le cui pareti formavano angoli acuti ed ottusi. I flash divennero via via più frequenti, fino ad assumere la cadenza del lampeggiare di un neon che mi sfarfallava sopra la testa. Dopo qualche attimo di smarrimento mi resi conto di trovarmi in una stanza chiusa, piuttosto piccola, il mio corpo rannicchiato in un angolo a terra. Sentivo la pressione di Halo e delle lame, ma nessuno di questi oggetti era visibile, come se esistessero in una forma che in questo piano non potesse essere percepita.

Mi misi a sedere e vidi che la porta si apriva: in ordinata fila indiana, silenziosa, entravano sette persone dal volto pallido, segnato da occhiaie e rughe. Erano tutte donne e tutte vestivano un abito intero di colore scuro che le copriva fin sotto le ginocchia, mentre il resto delle gambe era avvolto in calze pesanti e bianche. Portavano i capelli pettinati allo stesso modo, divisi al centro e raccolti in due lunghe trecce nere. L'unica traccia di colore in loro era il tenue rosa delle labbra.
Presero posto sul divano nell'angolo e sempre in silenzio mi osservarono attentamente.
"Chi siete?", chiesi.
Loro risposero: "Demoni"
Parlavano tutte insieme, con voci dissonanti ma coincidenti per ogni sillaba, come se attraverso molti corpi comunicasse un'entità sola.
Sorrisi. Mi sentivo male e non riuscivo ad alzarmi in piedi, ma sorrisi della loro risposta, non saprei dire perchè. In quel momento Halo di scaldò molto e la mia visuale divenne sfocata: ai volti dei demoni identici si sovrapposero diversi volti umani, alcuni familiari altri sconosciuti. Compresi che in ogni demone stavo vedendo alcune delle persone attraverso cui vivevano nel piano materiale. Da ognuno di essi, nonostante l'aspetto uguale, venivano ora delle vibrazioni differenti. Disillusione, egoismo, dipendenza, paura, indecisione, falsità, arrivismo. Attrverso Halo capii che quelle erano alcune delle forme dei demoni più potenti del piano materiale, quelli che più di ogni altro avrebbero incatenato in basso le sue energie.

Con un sobbalzo mi riscossi e realizzai di essere di nuovo nella stanza con Hebe. Respiravo a fatica, qualcosa sembrava soffocarmi. Lui venne a scollegare i macchinari che avevo intorno e mi disse che tutto era andato bene ed avevamo finito.
"Ora la connessione diretta tra te e il piano materiale è stabilita. Ora dovresti poterti spostare più su questo e quel piano a seconda della tua preferenza"
Riprendendo fiato mi chiesi se lo stesso legame fosse stato stipulato anche con altri, o se lo sarebbe stato in futuro. Mi dissi che lo avrei scoperto presto: se davvero qualcuno nel piano materiale era stato connesso a quello di Amyst presto sarebbe arrivato tra noi.

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